Settembre 18, 2025

Come il cambiamento climatico sta cambiando il modo di raffreddare gli impianti industriali

By Filippo Lucani

Negli ultimi anni, il cambiamento climatico ha smesso di essere una previsione per diventare una realtà tangibile. Temperature sempre più elevate, ondate di calore più frequenti e imprevedibilità climatica stanno impattando profondamente sia sulle realtà familiari, sia su quelle industriali.

Decenni di inquinamento senza mezzi termini, l’uso di combustibili fossili, e l’abuso delle risorse del pianeta hanno portato all’aumento costante delle temperature e a fenomeni disastrosi sempre più frequenti. In questo scenario poi si inseriscono anche due concetti nuovi che stanno diventando sempre più attuali e critici: l’aumento della povertà energetica (fuel poverty) e della povertà da raffreddamento (cooling poverty).

Povertà da raffreddamento: il lato invisibile della crisi climatica

In un mondo che si riscalda rapidamente, emerge una nuova e preoccupante forma di povertà energetica da raffreddamento, che colpisce in maniera sproporzionata le fasce più vulnerabili della popolazione. Lo studio del CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici) e dell’Università Ca’ Foscari evidenzia come il ricorso ai condizionatori domestici comporti un aumento medio del 36 % nei consumi elettrici delle famiglie, e che quelle a basso reddito possano arrivare a spendere fino all’8 % del proprio bilancio familiare per garantire un minimo di comfort termico, contro lo 0,2–2,5 % delle famiglie più agiate.

Parallelamente, il concetto di cooling poverty sistemica, proposto da un recente studio pubblicato su Nature Sustainability, espande la visione oltre la sola energia: questa condizione strutturale nasce quando infrastrutture inadeguate — come edifici con scarsa efficienza termica o l’assenza di sistemi di raffreddamento passivo — assieme alla mancanza di reti sociali e conoscenza, impediscono alle comunità di adattarsi efficacemente alle ondate di calore.

Quando il caldo diventa un problema industriale

Il raffreddamento industriale non è solo un bisogno tecnico, ma un fattore strategico che incide sulla sicurezza, l’efficienza e la sostenibilità di impianti produttivi, data center, sistemi chimici e molto altro. Tuttavia, l’attuale scenario climatico sta riscrivendo le regole del gioco.

Tradizionalmente, i sistemi di raffreddamento industriale si basano su scambiatori di calore con l’ambiente esterno, torri evaporative o circuiti ad acqua refrigerata.

Ma cosa succede quando l’ambiente esterno diventa troppo caldo?

Le ondate di calore estive, che ormai raggiungono picchi sopra i 40°C in molte aree d’Italia ed Europa, rendono meno efficiente il trasferimento termico, costringendo gli impianti a lavorare più duramente.

Questo comporta:

  • maggiori consumi energetici
  • rischi di sovraccarico o fermo impianto
  • aumento delle emissioni di CO₂

Inoltre, in contesti dove si usa acqua per il raffreddamento, la crisi idrica associata ai cambiamenti climatici rende sempre più difficile l’approvvigionamento sostenibile di risorse idriche.

Verso un raffreddamento più intelligente e resiliente

Di fronte a queste nuove sfide ambientali, le aziende sono chiamate a ripensare in modo radicale i propri impianti di raffreddamento industriali. Oggi non è più sufficiente garantire solo la funzionalità: serve puntare su efficienza energetica, affidabilità operativa e resilienza climatica. In uno scenario segnato da picchi termici estremi e risorse sempre più limitate, gli impianti devono adattarsi dinamicamente alle condizioni esterne per mantenere performance elevate senza sprechi.

Le soluzioni più moderne puntano su:

  1. sistemi ibridi, che combinano aria e acqua per ottimizzare il raffreddamento;
  2. tecnologie evolute a bassa temperatura di evaporazione, performanti anche in ambienti caldi;
  3. controlli digitali e automazione, che migliorano la risposta termica e riducono i consumi;
  4. manutenzione predittiva, per prevenire guasti durante i picchi stagionali;
  5. refrigeranti ecologici, a basso impatto ambientale.

Adattarsi oggi per non fermarsi domani

Il cambiamento climatico non è più una variabile da ignorare. Per l’industria moderna, ripensare il raffreddamento significa garantire continuità produttiva, ridurre i costi e contribuire attivamente alla transizione ecologica.

Ogni industria produttiva nel suo piccolo dovrebbe farsi carico di questa evoluzione, sia per una questione etica ma anche e soprattutto per abbattere i propri costi vivi e produttivi.

Dall’industria chimica al food & beverage, fino ai data center, ogni realtà dovrà essere ben amministrata e gestita in un‘ottica sistemica e non solo di guadagno.

Gestire un’azienda produttiva in ottica green oggi non è più un’opzione, ma una responsabilità strategica. L’approccio sostenibile parte già dalla progettazione degli spazi, dove l’integrazione di pannelli fotovoltaici, l’impiego di materiali da costruzione rinnovabili e il bilanciamento tra aree produttive e spazi verdi contribuiscono a ridurre l’impatto ambientale complessivo. Questa visione non solo abbassa i consumi energetici e le emissioni, ma migliora anche la qualità del lavoro, il benessere dei dipendenti e l’immagine aziendale agli occhi di clienti e investitori sempre più sensibili ai temi ambientali.